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lunedì 31 maggio 2010

Un pomeriggio di ordinaria follia… in posta L’incubo del numero P228

Hai appena mangiato, stai per bere il caffè ed ecco che ti ricordi: c’è da passare in posta a ritirare una raccomandata. Guardi l’ora: le 13:50. Pensi: “è presto, a quest’ora non ci sarà nessuno in posta, meglio andarci subito tanto devo essere al lavoro alle 15 in un paese vicino”. Finisci il caffè e ti avvii. Arrivi in posta, prendi il tuo biglietto: P234, alzi gli occhi e guardi i led luminosi con il numero servito: P228. Pensi: “perfetto, ne ho solo 6 davanti, 10 minuti e sono fuori”. Allora guardi distrattamente il reparto con libri, dischi, articoli regalo. Ti soffermi su di un paio di titoli. Poi torni e guardi ancora i numeri: P228, ancora lui. Guardi allora il signore davanti alla postazione: è un extracomunitario ed ha un sacco di pacchi. Lo senti discutere con l’operatore. Intanto ti siedi, avvilito. Guardi l’ora: le 14,10. Ecco che arriva un’altra operatrice che spiega cosa dovrebbe fare il signore. Lui, calmo, comincia a farlo. Attorno a lui vedi altre persone con i biglietti in mano che cominciano a spazientirsi. “Ma non può mettersi qualcun altro agli sportelli?”. Dopo poco arriva un’altra operatrice, ma si capisce che fa qualcosa che non fa abitualmente… P229… Passa ancora del tempo. Arriva un operatore da dentro: “io non c’entro con la sportelleria…”. P230. la gente comincia ad alzare la voce: “perché a questo sportello c’è scritto aperto ma non c’è nessuno?” “Dove sono gli altri?” “Voglio parlare col direttore!!!” L’operatrice è pallida, suda. Poi esce, chiama il direttore. Il direttore arriva: “come fareste voi se aveste un sacco di personale in malattia?” “Sono affari suoi, è lei il direttore!!! “Io abito in Via Volta, è da una settimana che non arriva il postino. Sono abbonato a giornali e riviste, ma non ricevo nulla…” “Aspetti, le chiamo il responsabile del reparto”. Arriva il tipo che prima diceva di non entrarci per niente, questa volta è gentile, spiega al signore che il suo postino è in infortunio, che provvederà a fargli avere la posta. P231. P232. Non c’è, se ne sarà andato. P233. Non c’è più nemmeno lui. Ecco, forse tocca a te. Prendi il tuo numerino, lo mostri, porgi anche il foglio della raccomandata, firmi. Apri la raccomandata. “Cazzo, niente d’importante…”. Esci e ti senti libero, leggero, come chi è uscito da un incubo. Guardi l’ora: le 14,45. Si, forse arrivi anche in orario. Ti avvii alla macchina ed intanto pensi: “Ma se dovessi dare un titolo a questo articolo cosa metterei? Un extracomunitario blocca la posta o le poste riescono ad andare in crisi per quattro pacchi? Perché il soggetto fa la differenza…”. Allora ci ripensi e scrivi: “L’incubo del numero P228”.                                                       

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