Su YouTube alla voce “Why not contempory art” sono visibili due filmati realizzati nella spettacolare location dello studio fotografico “Studio White” di Milano dove si vede Thomas Berra realizzare un quadro a suon di musica, fare quindi del “Live painting”. L’opera, che potete ammirare anche qui di fianco, è un trittico di grandi dimensioni che rende bene l’idea della forza espressiva di questo artista 23enne ma con all’attivo numerose mostre in gallerie e spazi pubblici. L’idea dell’evento è partita da tre giovani del mondo della comunicazione: Claudio Costa, Cris Nulli e Giovanni De Peverelli che hanno riunito attorno a Thomas molti altri creativi: art directors, accounts, grafici, media buyers, giornalisti di Milano e dintorni. Noi abbiamo incontrato Thomas nello studio di Barlassina, a casa della nonna, dove può disporre degli ampi spazi necessari ad esprimere la sua arte che si espande a macchia d’olio dal seminterrato ai piani superiori fino al ‘salotto buono’ dove la nonna si gode la sua “numero uno” di ragazzino tredicenne che voleva rappresentare il sole sul fondo del mare. Con lui c’era il fratello che ci ha intrattenuto mentre Thomas arrivava da Milano dove abita in un monolocale in affitto del quartiere cinese, affitto che andava a pagare uscendo poi con noi perché era già in ritardo… una cosa normale ma alquanto strana visto che il fratello invece è andato “in negozio” come lo chiama lui, Euronics come lo chiamiamo noi… Thomas fa di cognome Berra, suo padre Paolo è il procuratore di quel ‘negozio’ dove per la prima volta abbiamo sentito parlare di Thomas con l’amico comune Flavio Gioia, batterista che lo conosce da quando anche lui suonava. In effetti, di arte e ‘negozio’ è intrisa tutta la famiglia compreso il nonno ottimo pittore dilettante ed è quindi per loro naturale destreggiarsi nelle varie sinergie che questi due elementi possono creare. Ma sia Thomas che suo fratello (una via di mezzo tra Thomas e loro padre se ci passate il termine) non danno certo l’impressione, come sarebbe potuto essere, dei figli di papà viziati e coccolati. L’impressione nostra è stata di una famiglia molto unita, diremmo quasi all’antica (da qui il titolo) e con i piedi per terra che ha saputo sostenere l’ispirazione del ragazzo senza volerlo per forza inserire ‘dietro il bancone’ perché sa che è con la creatività e la fantasia che si va avanti in qualsiasi campo magari facendo uova perfette con una bomboletta spray (che a volte Thomas usa nei suoi dipinti). Ormai Thomas ha superato le 450 opere (tutte numerate e catalogate per volere di papà Paolo) e decine di queste erano dove l’abbiamo incontrato, accatastate su di un ottimo parquet, che parlano di una costante evoluzione alla ricerca di uno stile proprio che comincia a delinearsi anch’esso pieno di sinergie ed accostamenti e rivisitazioni: dai colli di Modigliani alle opere di Andy Warhol con un uso prioritario dei colori fondamentali: forti, vivi, estremamente dinamici che parlano dell’uomo immerso nella metropoli che cerca di non esserne soffocato ma lotta ancora alla pari ed ecco allora i tocchi anche figurativi e metafisici delle ultime opere. Chissà, forse un giorno troverà la sua strada definitiva e poi magari stenterà a farsi riconoscere per altre cose che vorrà realizzare, cosa che peraltro già succede adesso… In gergo sportivo si scrive e si dice “questo Milan” o “questo Inter” perché esprime la squadra di quel momento, con i giocatori che spesso cambiano; dovrebbe essere semplice capire che al posto di una squadra si può inserire anche una persona senza darle per forza delle etichette. Forse è questo che ha già trovato Thomas: evolversi continuamente nel mondo artistico ma non solo senza fossilizzarsi su di un’etichetta, o su di un nome…
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