Soggiorno di Sant’Agnese. Una signora legge un libro di Radice a voce alta. C’è chi ascolta, chi dorme, chi guarda fuori della finestra. Lei ci vede e si alza, ci butta le braccia al collo felice e ci porta fuori, su due sedie in corridoio. “Ciao Mauro, t’ho fatto chiamare per dirti che qui adesso sto bene: mi curano, sono in compagnia, è come essere in un albergo. C’è solo una suora che a volte mi fa arrabbiare… All’inizio però è stata dura, non riuscivo nemmeno a chiudere occhio in quel letto diverso dal mio. E’ stata una scelta obbligata: non riuscivo più ad andare al Despar in bicicletta come prima o a fare teatro al Cra con il “Clan/Destino”. Facevo fatica anche a prendere il pullman per andare al cimitero. I servizi sociali gli ultimi tempi mi portavano da mangiare che non riuscivo più a cucinare. Ho venduto la casa e sono venuta qui mentre Rosaria è andata al Cse, dietro la posta nuova. Adesso sta bene anche lei; ieri era domenica ed è anche venuta a trovarmi…”. Lei è Teresa, 73 anni, vedova, abitava con la figlia Rosaria dietro l’ospedale. Rosy ha 49 anni, è affetta dalla sindrome di Down. Hanno vissuto per anni insieme, una era la forza dell’altra. Lo strazio della divisione è stato devastante su entrambe. Adesso va meglio. “Devo darti qualcosa per l’articolo? Mi raccomando, stai vicino ai tuoi figli. Dico tanti rosari, prego per tutti, anche per te…”.
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