Per molti la vita è un grande contenitore, un piccolo mondo di plastica da girare con un carrello in mano consumando un po’ di tempo in mezzo a tanta gente, rigorosamente in coda in un posto dove tutti fanno le stesse cose ma nessuno si parla. Il cibo, spesso, è semplicemente uno degli input in ingresso, come in un computer. E’ stata ben diversa da questo quadro generale alquanto agghiacciante la serata di venerdì 25 all’Hurghada di Gianni l’Egiziano dove il cibo veniva servito accompagnato dalle note jazz di un gruppo musicale d’eccezione. Quella sera suonava the drammer: Flavio Gioia, che qui è di casa abitando a due passi, e poi Giuseppe Emmanuele al piano, Guido Bergliaffa al basso e c’era la voce del saronnese Claudio Borroni. Ad un certo punto s’è alzato da un tavolo un cliente a cui Flavio ha ceduto le bacchette: era Flavio Ravizzani, milanese, uno che ha suonato anche con Celentano, suo vicino di casa a cui doveva spesso prestare la macchina per le sue ‘uscite’ romantiche… Quella sera Laura, una cliente di Gianni, ha compiuto trent’anni ed è arrivata la torta sulle note di “happy birthday to you”. L’atmosfera, se possibile, s’è fatta ancor più famigliare e partecipata trascinata come sempre da quel clima cameratesco e goliardico che contraddistingue le esibizioni di Flavio Gioia e dei suoi amici. Naturalmente non vogliamo insegnarvi nulla, ci mancherebbe, vorremmo solo che vi fermaste un attimo a pensare che passiamo già tanto tempo della nostra vita di corsa sommersi da mille problemi e che sarebbe opportuno, quando si è stanchi o si ha fretta, cominciare a rallentare; anzi, più si è stanchi o più si ha fretta e più si dovrebbe rallentare, riordinare le idee, capire chi si è e dove si sta andando; i latini ne fecero anche un proverbio: festina lente. Ci sono poi tanti modi per farlo, del buon jazz in una certa atmosfera è semplicemente uno di questi.
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